Educazione scientifica

Il metodo scientifico rende la didattica più laboriosa e meno programmabile, perché fertile agli stimoli imprevisti degli alunni; la giornata si fa più gravosa per l’insegnante.

L’impegno dell’educatore è faticoso, lo sappiamo. Ma l’obiettivo così straordinariamente importante dovrebbe dare il giusto incentivo per alleviare tale sforzo.

L’impegno dell’educatore è faticoso, lo sappiamo. Ma l’obiettivo così straordinariamente importante dovrebbe dare il giusto incentivo per alleviare tale sforzo. Così forse, avremmo anche contemporaneamente trovato un modo per non avere le scuole piene di bambini annoiati e disorientati. Qualche dubbio sulla possibilità di giungere a tale obiettivo è legittimo e mi vengono in aiuto le considerazioni di David Hawkins:

“Nella letteratura dello sviluppo economico, l’educazione viene considerata importantissima. Ed è considerata un fattore chiave per la crescita di una economia di scambio e di una classe media alfabetizzata, per la creazione di una forza lavoro specializzata e di una élite scientifica e tecnologica. Ma il sistema educativo viene trattato come se ciò che vi accade fosse una specie di processo di produzione standard, con entrate, uscite e requisiti fiscali ben definiti. […] La sua funzione viene concepita come quella di produrre una popolazione sempre più pronta ad abbracciare e a portare avanti la nuova tecnologia industriale richiesta dallo sviluppo. Questa visuale della educazione e dello sviluppo economico è a mio avviso profondamente sbagliata perché nasconde il rapporto tra l’economia materiale e la cultura generale. […] Per noi, di fronte alla instabilità di tutte le culture contemporanee, non può essere così. […] Dunque, trattare l’educazione come una semplice questione di merci e di circolazione, di servizi di routine e di prevedibili trasformazioni, è un errore sia morale sia teoretico”.[2. D. HAWKINS, Imparare a vedere, cit., pp. 163-64.]

Credo sia meglio, però, distinguere un sano uso delle conoscenze scientifiche da un utilizzo spregiudicato delle stesse che sempre più spesso mi capita di diagnosticare anche con occhi meno esperti come i miei. Quindi, da un lato ritengo che gli scienziati debbano essere i primi ad interrogarsi sull’eticità nell’uso dei risultati delle loro ricerche. Dall’altro penso che sia l’intera società a doversi fare carico delle implicazioni etiche delle scoperte scientifiche, e questo richiede a sua volta che i cittadini abbiano sia adeguate conoscenze scientifiche che profondi convincimenti etici. È importante quindi che la scuola, fucina dei cittadini del futuro, lavori contemporaneamente su entrambi gli aspetti. Mi viene alla mente una indimenticabile lettera scritta da un preside, che il professor Mino Conte ci ha presentato in una delle sue lezioni presso l’università di Padova:

“Caro insegnante, sono sopravvissuto a un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun uomo dovrebbe testimoniare: camere a gas costruite da ingegneri colti, bambini avvelenati da medici istruiti, neonati uccisi da infermiere qualificate, donne e bambini uccisi e bruciati da neo-diplomati e laureati. Quindi, io sono molto sospettoso dell’istruzione.

aiutate i vostri studenti a diventare umani. I vostri sforzi non debbano mai produrre mostri istruiti, psicopatici abilitati, Eichman dotti.

La mia richiesta è questa: aiutate i vostri studenti a diventare umani. I vostri sforzi non debbano mai produrre mostri istruiti, psicopatici abilitati, Eichman dotti. Leggere, scrivere, far di conto sono importanti solo se servono a rendere i nostri bambini più umani”.[1. R. Pring, L’istruzione educativa come pratica morale, in Journal of Moral Education, Vol. 30 (2), pp. 101-112. Traduzione parziale in italiano a cura di Silvia Drago e Mino Conte.]

È necessario smantellare l’idea che il progresso scientifico sia di per sé positivo, oppure che la scienza sia verità, ossia il raggiungimento della conoscenza assoluta. Ci vuole sempre il buon senso.

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