Spazio alle potenzialità

Agli adulti, i bambini richiedono spazio per agire, per fare da soli!

Agli adulti, i bambini richiedono spazio per agire, per fare da soli! E in questa piccola sezione d’infanzia lo avranno. Questo è un aspetto cruciale che stravolge la didattica tradizionale e mette davvero al centro dei processi d’apprendimento le bambine e i bambini. Tutto diventa molto più impegnativo per l’insegnante e molto meno prevedibile, ma è di fondamentale importanza affinché i bambini affinino indispensabili caratteristiche personali, tra le quali:

L’osservazione I piccoli si abituano a guardare con attenzione spronati dall’insegnante a descrivere ciò che vedono o a disegnarlo. Si osserva da soli o insieme ai compagni. Si individuano le caratteristiche diverse o le analogie tra le cose. “Si vede ciò che si vuole vedere, ma è importante accorgersi che si vedono anche cose che non si pensava di vedere, e che a volte si vedono, e si disegnano, cose invisibili”.[1. N. MALDERA, Lavorare con i bambini, in F. ALFIERI, M. ARCÀ e P. GUIDONI, (a cura di), Il senso di fare scienze. Un esempio di mediazione tra cultura e scuola, Bollati Boringhieri, Torino, 1995, p. 432.]

Il ragionamento Esplorando gli eventi della natura, già in parte conosciuti, i bambini si allenano a capire, si esercitano a mettere in relazione i fatti con le idee, a collegare le loro azioni con i significati delle parole. La voglia di capire, unita alla loro naturale curiosità, li porta ad indagare sulle cose per conoscerle di più e mettere ordine nelle loro interpretazioni. Il fare pungola il pensare, che incoraggia a fare di nuovo, che invoglia a comprendere meglio legando altre idee. Anziché imparare elenchi vengono spronati a conoscere le relazioni tra le cose. “Ecco perché gli scienziati non sono interessati a studiare le cose in sé, ma cercano di definire le relazioni che connettono cose diverse. Non serve saper dare il nome giusto a un organo se non si sa come funziona insieme agli altri, non serve dare un nome a un animale o a una pianta se non si conosce il suo modo di vivere, i rapporti con gli altri, il cambiare delle loro relazioni nel tempo. Le cose non sono definite dai nomi ma da tutto l’insieme di conoscenze evocate dai loro nomi”.[1. M. ARCÀ, La biologia come approccio alla complessità, opera cit., p. 476.]

La concentrazione Anche la concentrazione, nel senso di una attenzione continuativa in quello che si sta facendo, è importante. Ci si abitua a distrarsi meno perché si è direttamente coinvolti e maggiormente motivati. L’interesse alimenta la concentrazione e sostiene la perseveranza nella ricerca.

Porsi domande e fare ipotesi legate al contesto di interesse. Cosa potrebbe accadere se? Quanti potrebbero essere? Cosa potremmo fare di diverso? Oppure cosa avremmo potuto usare? L’atteggiamento scientifico stimola la nascita di idee. “[…] una delle prime cose che gli scienziati imparano a fare è osservare il mondo, così com’è, e a fare domande, domande capaci di scardinare i sistemi di conoscenza pregressi, di smontare i fenomeni, osservandoli da molteplici punti di vista, senza dare nulla per scontato. Se solo di questo si occupasse la scuola, favorire lo sviluppo della capacità di fare domande e di darsi da fare per cercare le risposte, avrebbe fatto già buona parte del lavoro che dovrebbe”.[1. O. BRONDO, Appunti intorno alla cultura della scienza, in G. ZOPPOLI (a cura di), Come partorire un Mammut (e non rimanere schiacciati sotto), Marotta & Cafiero, Napoli, 2001 p. 207.]

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