Volendo accennare allo sviluppo dei bambini, non posso dimenticare un concetto al quale non avevo mai pensato finora e che, forse, dovrebbe far riflettere sulle conoscenze scientifiche raggiunge in questo campo. Sappiamo quanto lo sviluppo di un bambino sia condizionato o favorito anche dal contesto socioculturale in cui cresce: pertanto bambini africani probabilmente avranno uno sviluppo diverso rispetto a bambini norvegesi. Afferma Angelica Arace:
Lo sviluppo di un bambino è condizionato o favorito anche dal contesto socioculturale in cui cresce
Alla luce di questa considerazione, credo sia corretto ritenere validi i dati conosciuti sullo sviluppo infantile, ma allo stesso tempo, essere aperti a tempi di sviluppo più elastici e a modi diversi nel manifestarsi delle diverse acquisizioni.
Meglio essere aperti a tempi di sviluppo più elastici e a modi diversi nel manifestarsi delle diverse acquisizioni.
Nel corso del triennio della scuola dell’infanzia, miglioreranno le funzioni di analisi e di sintesi. Quest’ultime sono particolarmente importanti nelle attività scientifiche. Nell’analisi, i bambini attribuiscono inizialmente un nome di significato intermedio e successivamente, con l’arricchimento del loro vocabolario, imparano nomi più specifici ad esso legati. Ad esempio, apprendono la parola nuova “cane” e solo in un secondo tempo la collegano a “bassotto”, “volpino” e “lupo”. La sintesi, invece, si perfezionerà con l’acquisizione del pensiero reversibile verso la fine della scuola, quando il bambino riuscirà a individuare le qualità più sommerse degli oggetti, ma altrettanto importanti per la classificazione. Sino ad allora, la sintesi riguarderà solo gli aspetti più vistosi delle cose.
Il bambino dovrà fare i conti con il suo atteggiamento egocentrico
Infine, per quanto riguarda la funzione comunicativa, il periodo in questione sarà utile al bambino per imparare a rispettare i turni in una discussione, a capire quando può chiedere la parola oppure quando ascoltare l’interlocutore senza interromperlo. Gradualmente si renderà conto che ci sono tante cose importanti da valutare nel trasmettere un messaggio o nel riceverlo. In questa coscientizzazione, tuttavia, dovrà fare i conti con il suo atteggiamento egocentrico, che ostacolerà in vario modo il rapporto comunicativo. In un bimbo di tre o quattro anni, infatti, è manifesto sia un egocentrismo del parlante sia un egocentrismo dell’ascoltatore. Nel primo caso, il bambino è inconsapevolmente convinto che la persona a cui invia il messaggio conosca già il contesto di cui parla mentre, nel secondo caso, quando riceve un messaggio egli stesso è certo di aver capito tutto ciò che c’era da capire. È dunque utile ricordare che quando un bambino conferma di aver capito tutto non è detto che ciò corrisponda ad effettiva comprensione.
Per favorire nell’educando l’apprendimento di parole nuove e del loro corretto significato, forse è utile conoscere i tre modi in cui avviene il collegamento tra la parola e il suo significante (simbolo). Il primo è l’ostensione, cioè il suono della parola e il suo significato vengono presentati contemporaneamente; in questo caso è utile aiutare la comprensione con una semplice animazione che enfatizzi il significato del termine nuovo. Il secondo modo è la definizione, in cui partendo da elementi conosciuti si costruisce il significato del termine nuovo, ma è un collegamento più difficile in quanto è essenzialmente verbale.
Nella terza modalità, il bambino dovrebbe ricavare il significato partendo dal contesto linguistico. Quest’ultima è la più difficile da praticare a questa età, perché è necessario avere maturato la capacità di pensare più cose per volta. Abbiamo visto che il pensiero reversibile ed operatorio si completa alla fine del primo ciclo della scuola primaria.2
Alla luce di quanto scritto, trovo importante una puntualizzazione di Guido Petter, in cui l’autore sostiene che le considerazioni dei bambini si manifestano in risposta a domande e cioè a un livello di pensiero verbale. Questo non assicura che esse coincidano con il suo patrimonio di conoscenze. Un bambino non ha sempre coscienza di ciò che pensa e a questa età fatica a spiegarlo chiaramente; quindi, potrebbe accadere che le sue convinzioni siano ad un livello superiore. “Può dunque accadere, nel caso delle spiegazioni verbali date da un bambino […], che queste ultime siano in ritardo rispetto alle capacità e alle convinzioni che egli possiede, riflettano un livello che egli in realtà ha già superato”.3