L’insegnante…

“L’insegnante ideale è una persona preparata nella materia che svolge, coerente e seria, senza note di esaltazione né di sé, né del proprio insegnamento. […] non vuole emergere ma far emergere i suoi ragazzi, vederli crescere”.[1. V. ANDREOLI, Lettera a un insegnante, RCS Libri, Bergamo, 2007, p. 118.]

Vogliamo apprendere sempre meglio a rispettare questa età, riconoscendo la dignità di ogni bambino; vorremo essere capaci di dare affetto a ciascun alunno, accettandolo senza condizioni; vorremo rispettarli tutti nei loro sentimenti e nei loro modi differenti di essere bambini; vorremo imparare ad ascoltarli con la dovuta attenzione, in modo da aiutarli a sviluppare la fiducia e il senso di sicurezza in se stessi e nei confronti dei ‘grandi’; al tempo stesso, vogliamo essere fermi e decisi in modo che possano riscontrare in noi, giorno per giorno, determinazione e coerenza. Questi sono gli obiettivi generali (o forse traguardi utopici, mai completamente raggiungibili), che ci prefiggiamo nell’approcciarci al mestiere dell’insegnante.

“Ritornare ad accompagnare i bambini alla scoperta del mondo, rilanciare i valori dell’amicizia e della società fraterna, sollecitare una società educante, questi gli impegni del futuro più prossimo, nella consapevolezza che già nelle scelte metodologiche e didattiche si celano i fini che si intende perseguire”.[2. A. BOBBIO, Bambini Culture Persona. Analisi di pedagogia dell’infanzia, La Scuola, Brescia, 2005,  p. 264.]

Una figura amorevole, che rimane di sfondo

Una figura amorevole che rimane di sfondo, un’insegnante che vuole capire sempre meglio ciascun bambino per creare per lui l’ambiente di apprendimento più adeguato alle sue esigenze.
E guardare i bambini al lavoro, considerare la loro passione e il loro impegno, rendersi conto che scoprono molte più cose di noi, che quando lavorano non ci chiamano perché spieghiamo loro qualcosa ma solo per condividere quello che hanno ‘scoprito’ (bambino di tre anni), che sono capaci, una volta tornati a scuola, di riflettere su quello che hanno fatto, di rappresentarlo, di coinvolgere altri compagni… ci convince che siamo sulla strada giusta. […] Una sola conclusione: capire si può, richiede grande impegno da parte di tutti, ma vale la pena (e ci si diverte anche). Provare per credere”.[1. E. PIAZZA, E. GIORDANO, Gli adulti imparano: Giocheria e la formazione degli insegnanti, in Scienza in gioco. Costruzioni d’acqua di adulti e bambini, Junior, Bergamo, 2004, p. 21.]

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