Ascolto

Anche in tema di ascolto siamo certamente avvantaggiati rispetto alle scuole tradizionali, perché un gruppo di 15 bimbi permette di dedicare una maggiore attenzione alla relazione, programmando tempi adeguati di conversazione come circle time,  discussioni di gruppo, cooperative learning, ecc. Questa dimensione favorisce un migliore ascolto anche verso le esigenze delle famiglie dei bambini, consentendoci di assecondare tutte quelle richieste che vanno nella direzione di migliorare la crescita e il futuro dei cuccioli d’uomo.

Abbiamo due orecchie e una bocca, per ascoltare il doppio e parlare la metà

Non dobbiamo dimenticare che un bambino sa molte più cose di quanto dice, e vive molte più emozioni di quelle che riesce ad esprimere.

Il parlare è un mezzo di comunicazione che solitamente il bambino apprende velocemente attraverso le numerose interazioni linguistiche con cui viene in contatto. L’ascolto, invece, deve essere esercitato perché non viene da sé, mancano esempi in tal sento utili ad assimilarlo. Tutti noi, io per prima, parliamo più del dovuto e ascoltiamo meno del necessario. Bisognerebbe praticare l’ascolto da subito, a cominciare dalla scuola dell’infanzia.

Per favorire l’ascolto predisponiamo un ambiente accogliente e funzionale ad esso. Le strategie adottate più immediate sono: modulare il tono della voce, utilizzare un lessico adeguato all’età,

Parlare è un bisogno, ascoltare è un’arte

accogliere tutte le manifestazioni emotive inclusa la rabbia.  I più piccoli si eserciteranno al rispetto dei turni (silenzio, sguardo…) e a parlare quando l’interlocutore ha terminato, per evitare di parlarci sopra. Ci si abitua a cogliere il momento giusto per tacere e mettersi in ascolto. Saper ascoltare è indispensabile per capire bene le parole pronunciate da un’altra persona e per abituarsi ad ascoltarla fino alla fine. Imparare ad ascoltare significa anche imparare a provare interesse per le opinioni dell’altro, senso di condivisione e rispetto.
Per promuovere l’abitudine all’ascolto, riteniamo importante offrire ad ogni bambino uno spazio temporale per la sua partecipazione (circle time quotidiano); sollecitare la risposta del bambino attraverso giochi, domande, produzioni grafiche; organizzare attività di routine per stimolare l’ascolto reciproco; sollecitare la curiosità ponendo domande aperte, lanciando input, sottolineando degli aspetti; strutturare dei momenti specifici finalizzati all’ascolto.

Il nostro obiettivo è che in LiberaBimbi il bambino si senta più che ascoltato. Desideriamo perseguire l’ascolto attivo, quello che coglie ogni aspetto del messaggio che si riceve, tra cui la postura, il tono di voce, l’uso della lingua, le esitazioni e emozioni discernibili, che trapelano da chi parla.

Ascolto attivo: per comprendere il messaggio umano che soggiace alla comunicazione più superficiale

Ascoltare profondamente significa prendersi cura di tutto ciò che accade, senza focalizzarsi solamente sul contenuto di ciò che viene narrato.

Vogliamo decodificare in modo corretto i messaggi degli allievi, evitando di fermarci alla semplice codifica verbale; ascoltare e fare da cassa di risonanza all’interlocutore, restituendogli un feedback; stare in silenzio, ma mostrare comprensione e accettazione con la comunicazione non verbale e verbale (cenni di attenzione, incoraggiamenti verbali ecc.); frenare la propria urgenza di parlare, dare consigli, interpretare ecc., per lasciare spazio ai bambini.

Per riuscire ad ascoltare al meglio l’altro, si deve avere la mente tranquilla, priva di impegni impellenti, preoccupazioni e agitazioni, poiché quest’ultime non permettono di essere disponibili all’ascolto. Gli ostacoli maggiori dell’ascolto, secondo noi, sono la fretta, l’egoismo, l’egocentrismo (naturale per i piccoli), il narcisismo, la presunzione, la mancanza di tempo, i pregiudizi, il disinteresse verso l’altro, l’ossessione dei programmi da svolgere, l’assenza di una visione educativa, la carenza di empatia, ecc. Cercheremo di affrontare questi ostacoli onnipresenti e superarli.
L’ascolto attivo ci permette di osservare con molta cura e individuare gli interessi, le preferenze, i bisogni formativi e/o i punti di forza dei nostri bambini per coglierli e farne tesoro. Si potranno trasferire in altre situazioni, ad esempio utilizzarli nel sostenere il gruppo durante l’apprendimento oppure nelle attività di vicendevole aiuto.

L’ascolto facilita la comunicazione e evita, in particolare oggi, che i comportamenti o le difficoltà  dei  bambini siano etichettati come “disturbi” e “curati” come specifiche malattie (come la Dislessia, Iperattività, Disortografia, Deficit di Attenzione, Discalculia, Disturbo oppositivo-provocatorio, ecc.), in assenza totale di prove scientifiche oggettive.

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