Giocare

Si dice dei bambini che ‘non stanno mai fermi’: in effetti non possono, non devono. Guardare, ascoltare, muoversi, afferrare un oggetto, tutto è esplorazione, un fare che dà consapevolezza e piacere, scoperta e conferma (‘io sono capace’), bisogno insaziabile di conoscere, (‘io da solo’), di sperimentare, di sbagliare per rifare bene. È un’importante attività psicomotoria, per dirla con parole tecniche, o semplicemente un gioco libero?”[1. A. DI FENZA, L. MONTI e A. TAGLIAVINI, In teoria, in G. ZOPPOLI (a cura di), Come partorire un Mammut (e non rimanere schiacciati sotto), Marotta&Cafiero, Napoli, 2011, pp. 266-67.]

Il gioco, in generale, è un’attività seria e piacevolmente impegnativa per il bambino, attraverso la quale egli migliora il proprio sviluppo cognitivo, sociale e affettivo.

Il gioco, in generale, è un’attività seria e piacevolmente impegnativa per il bambino, attraverso la quale egli migliora il proprio sviluppo cognitivo, sociale e affettivo. Come afferma Angelica Arace: “Il gioco è un fenomeno pervasivo che caratterizza il mondo dell’infanzia: esso è una forma di conoscenza e azione trasformativa sulla realtà, ma anche una forma di comunicazione e di esperienza emotiva. Il gioco riflette lo sviluppo raggiunto dal bambino, ma al tempo stesso contribuisce all’evoluzione delle sue funzioni motorie, sociali, cognitive ed affettive, nell’ambito di una relazione di tipo bidirezionale”.[2. A. ARACE, Psicologia della prima infanzia, Mondadori Education, Milano, 2010, p. 137.]

Nei bambini della scuola dell’infanzia è già comparso il gioco simbolico o di finzione, ossia quelle attività di simulazione di schemi familiari comuni, in cui certi oggetti fungono da altro rispetto alla loro funzione originale (ad esempio, una fila di sedie rappresenta un treno). In questo specifico caso, il bambino per giocare deve rievocare lo script del contesto treno, per come lui l’ha vissuto, visto o sentito raccontare. Nel ripetere l’interpretazione del gioco del treno, ricorderà lo schema in modo sempre più analitico. Ecco perché il gioco di finzione è importante non solo per rafforzare e ampliare l’attività rappresentativa, ma anche per perfezionarla a forza di riviverla. Aiuta, inoltre, lo sviluppo della memoria e dà la possibilità di conoscere tante parole, eventi e cose nuove.

Secondo Vygotskij, il gioco si colloca nel regno del possibile: esso apre una zona di sviluppo prossimale in cui il bambino agisce sempre al di sopra del suo comportamento quotidiano e pertanto il gioco è esso stesso una fonte principale di sviluppo”.[3. Ibidem.]

Nella nostra scuola, il grande spazio esterno sarà, tra le altre cose, “Il giardino dei giochi dimenticati” in cui realizzeremo quell’insieme meraviglioso di giochi in via di estinzione come lo scalone, i quattro angoli, nascondino, piste per i tappi, palla avvelenata, ecc. e tanta tanta attività motoria.

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